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TUOZZO MICHELE FERRUCCIO, nato nei pressi dell’antica Volcei (l’attuale Buccino, in provincia di Salerno), vi risiede. È l’organizzatore di vari eventi culturali, tra cui il prestigioso Premio Letterario Nazionale “Il Simposio”. Poeta e narratore, ha ottenuto significativi riconoscimenti di pubblico e di critica e oltre un centinaio di importanti premi su tutto il territorio nazionale. Suoi testi sono inseriti in varie antologie, a fianco di autori affermati. Ha pubblicato le seguenti raccolte di liriche: Nel Prato Carpendo Fremiti (1991), Momenti di Vita (1992), Poesie (1994), La Luna Bussò all’Inferno (1999), Graffiando La Speranza (2001), Il grido dell’anima (2003). Con l’Editrice Ibiskos ha pubblicato il suo primo romanzo Senza Far Rumore (2004), con il quale ha partecipato per la prima volta all’Histonium nel 2006, vincendo il 2° Premio Assoluto. La stessa opera ha vinto anche il Premiop "Domenico Rea".
All’Histonium 2007 ha partecipato con il suo più recente romanzo La voce dell'anima (2006), edito da Ed. Cronache Italiane Salerno, vincendo il Premio Speciale Unico per la Regione Campania.
A proposito di questo romanzo ha scritto Enzo Landolfi: “In questo suo secondo lavoro letterario non saprei indicare dove finisce la prosa e dove comincia la poesia, difatti il continuo rimando dell’una all’altra annulla ogni differenza e si scioglie in un unico, grande afflato spirituale. Le vicende di Alessandro e Beatrice - educazione sentimentale al bene, storia di due anime che si completano in un cammino di vita e di esperienza d’amore - echeggiano una quotidianità di parole vuote e di gesti sempre uguali, il disincanto disperato dei nostri figli e la loro corsa verso un futuro impastato di nulla. Insieme i due giovani volgono le spalle ad una vita sprecata tra precarietà e sballi, imparano a vivere il loro matrimonio nella sua profonda interezza di condivisione, conoscenza e accettazione reciproca, divengono testimoni e portatori d'amore”.

Tuozzo

All'Histonium 2007 Michele Ferruccio Tuozzo (nella foto) ha vinto il Premio Speciale Unico per la Campania con il recente romanzo La voce dell'anima.

 

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Sotto: la copertina del romanzo "Senza far rumore"

Cop. Tuozzo

          
LA RECENSIONE del ROMANZO

Senza far rumore

di Michele Ferruccio Tuozzo
Empoli, Ibiskos Editrice, 2004
2° Premio Assoluto - Histonium 2006

         “Il testo colpisce soprattutto per la dimensione lirica delle figurazioni naturali e per la scrittura tesa, che aderisce alla narrazione e sottolinea lo sviluppo sempre più crudo di una vicenda vissuta in un contesto ambientale arretrato, dove la soggezione alla prepotenza, lo spettro dell’opinione pubblica e il silenzio degli innocenti finiscono per approdare ad una sorta di fatalismo, riconducibile alla dimensione della tragedia classica, stemperata ma non edulcorata da intermezzi di assorta meditazione e introspezione”. Questa la motivazione della Giuria.
          Ho letto il libro, d’estate, sotto l’ombrellone della bella spiaggia di Vasto, che  apriva il mio sguardo incantato sull’orizzonte marino, e ne ho colto, al di là del ritmo serrato e dello stile coinvolgente, il senso di smarrimento che l’autore trasmette nel costatare come possano accadere, ieri come oggi, nell’ambito delle mura domestiche fatti di violenze sessuali e tutto venga insabbiato con il silenzio e l’omertà. Ma Tuozzo offre, accanto all’analisi spietata, anche la cura, che pone sul fronte di una autentica cultura della persona e della difesa dei suoi diritti. Eccola: “Dalle nostre parti soffia, ancora, il vento della paura e della rassegnazione, il vento della sofferenza immane e del dolore acuto, soffia ancora, senza far rumore e la gente pena, patisce composta senza dimenarsi, alzando, spesso lo sguardo stanco al cielo per chiedere spiegazione, ignara che la stessa, insieme al rimedio, si trova là dove loro non mirano, non si soffermano nemmeno per un po’ a scrutare: nei labirinti dell’apprendere, nella volta del sapere, nell’arcata della cultura, unici veri, eterni tesori per poter costruire templi di un mondo più giusto e più equo, i templi di un mondo migliore”.

Luigi Alfiero Medea